giovedì 5 dicembre 2019

Il Mondo Nuovo - Ritorno al Mondo Nuovo di Aldous Huxley

Il Mondo Nuovo - Ritorno al Mondo Nuovo di Aldous Huxley sono due opere della prima metà del 1900.  Il primo pubblicato nel 1932 il secondo nel 1958. 
Il brano che segue è stato estratto da "Ritorno al mondo nuovo". 
Leggendo entrambe le opere è impressionante come Huxley, 80-60 anni prima, sia riuscito a immaginare ciò che già si è verificato e ciò che forse si verificherà. (Qui si può trovare il Pdf)

"Può darsi benissimo che un uomo sia fuori del carcere, eppure non libero; che non subisca alcuna costrizione fisica, eppure sia psicologicamente prigioniero, costretto a pensare, sentire, agire come vogliono farlo pensare, sentire, agire i rappresentanti dello Stato nazionale, o di un qualche interesse
privato entro la nazione..... la persona il cui cervello sia stato fatto prigioniero ... non può essere in condizione di reclamare contro la propria prigionia. Tale è la natura della costrizione psicologica che chi la subisce serba l'impressione di agire di propria iniziativa. La vittima della manipolazione mentale non sa d'essere vittima. Invisibili sono le mura della sua prigione, ed egli si crede libero. Solo gli altri vedono che egli non è libero. La sua è una servitù rigidamente obbiettiva. ... Ma può esservi una legislazione preventiva: una legge che vieti la tratta psicologica degli schiavi, uno statuto che protegga la mente umana contro quelli che senza scrupoli conducono la propaganda tossica,  modellato sugli statuti che proteggono il corpo umano da coloro che senza scrupoli spacciano cibi
adulterati e droghe pericolose. Per esempio può e a mio avviso dovrebbe esistere una legislazione che limiti il diritto dei funzionari pubblici, militari e civili, di sottoporre il pubblico coatto da loro comandato o custodito all'insegnamento durante il sonno. Può e a mio avviso dovrebbe esserci una
legislazione che proibisca l'uso della proiezione subliminale in luoghi pubblici o sugli schermi televisivi. Può e a mio avviso dovrebbe esserci una legislazione che impedisca ai candidati politici di spendere oltre una determinata somma per le campagne elettorali e proibisca il ricorso alla  propaganda di tipo antirazionale, vanificando l'intero processo democratico.
Una siffatta legislazione preventiva può far del bene; ma se crescono di vigore le grandi forze impersonali che oggi minacciano la libertà, quella legislazione non può giovare a lungo. La migliore fra le costituzioni, le migliori leggi preventive non gioveranno contro il sempre maggior 
incremento della sovrappopolazione e della superorganizzazione imposta dal crescere del numero e dal progresso della tecnologia. Le costituzioni non si abrogheranno e le buone leggi resteranno nel codice; ma tali forme liberali serviranno solo a mascherare e ad abbellire una sostanza profondamente illiberale.
Crescendo senza controllo popolazione e organizzazione, è probabile che nei paesi democratici noi assisteremo al rovescio del processo che fece dell'Inghilterra una democrazia, serbando intatte le forme esteriori della monarchia. Sotto la spinta continua della sovrappopolazione e della superorganizzazione, crescendo l'efficacia dei mezzi per la manipolazione dei cervelli, le democrazie muteranno natura; le antiche, ormai strane, forme rimarranno: elezioni, parlamenti, Corti Supreme eccetera. Ma la sostanza, dietro di esse, sarà un nuovo tipo di totalitarismo non violento.
Tutti i nomi tradizionali, tutti i vecchi slogan resteranno, esattamente com'erano ai bei tempi andati. Radio e giornali continueranno a parlare di democrazia e di libertà, ma quelle due parole non avranno più senso. Intanto l'oligarchia al potere, con la sua addestratissima élite di soldati, poliziotti, fabbricanti del pensiero e manipolatori del cervello, manderà avanti lo spettacolo a suo piacere".

Queste due opere, in formato pdf (insieme ad altre che potrebbero interessare) saranno regalate a coloro che richiederanno il servizio: "La Bibliotecaria a domicilio"

Più avanti pubblicherò qualche altro estratto delle opere di Huxley

martedì 12 novembre 2019

"Il giovane re" di Oscar Wilde

Per la rubrica "Perle Letterarie senza tempo" oggi, sul Blog della Bibliotecaria di Modica: "Il giovane re" un racconto di Oscar Wilde

Il giovane re
Era la notte precedente al giorno fissato per l’incoronazione, e il Giovane Re era seduto, solo, nella sua splendida camera. Il fanciullo, poiché tale egli era, aveva solo sedici anni, non era affatto dispiaciuto che se ne fossero andati, e s’era lasciato cadere con un gran sospiro di sollievo sui morbidi cuscini del suo giaciglio ricoperto di ricche coltri; ora giaceva lì, gli occhi selvaggi e la bocca dischiusa, simile a un giovane animale della foresta insidiato dai cacciatori.
E in verità erano stati proprio dei cacciatori a trovarlo, incontrandolo quasi per caso mentre lui, seminudo e con la zampogna in mano, guidava il gregge del povero capraio che lo aveva allevato e di cui s’era sempre creduto figlio. Il figlio dell’unica figlia del Re, nato da un matrimonio segreto con un uomo di ceto inferiore (uno straniero, secondo alcuni, che aveva fatto innamorare la figlia del Re per la sua straordinaria bravura nel suonare il liuto; secondo altri un artista di Rimini, a cui la Principessa aveva concesso molto, forse troppo onore, e che successivamente era scomparso dalla città lasciando incompiuto il suo lavoro alla Cattedrale) era stato sottratto alla madre, ancora in fasce, mentre lei dormiva, e affidato alle cure di un umile pastore e di sua moglie, una coppia senza figli che viveva in un angolo remoto della foresta, distante dalla città più di un giorno di viaggio. Un paio d’ore dopo il risveglio, la candida fanciulla che gli aveva dato la vita era morta; non si seppe mai se di dolore, di peste come asserì il Medico di Corte o, come insinuarono altri, a opera di un possente veleno italiano disciolto in una coppa di vino speziato. Di fatto, nello stesso momento in cui il fido scudiero che portava il bimbo in arcione smontava di sella dal suo cavallo esausto per bussare alla rustica porta della capanna del capraio, il corpo della Principessa veniva calato in una tomba aperta che era stata scavata in un camposanto deserto, oltre le porte della città, una tomba dove si diceva giacesse un altro corpo, quello di un giovane di meravigliosa ed esotica bellezza, dalle mani legate dietro la schiena con una corda annodata, e dal petto trafitto da molte rosse ferite di pugnale.
Questa, almeno, era la storia che si sussurravano l’un l’altro gli uomini della contea. Di fatto, il vecchio Re, sul suo letto di morte, o spinto dal rimorso per la sua grave colpa o semplicemente desideroso che il regno fosse conservato a un membro della sua famiglia, aveva mandato a chiamare il fanciullo e, alla presenza del Consiglio, lo aveva nominato suo erede.

Fin dal primo istante del suo riconoscimento egli parve rivelare i segni di un singolare amore per la bellezza, una passione che avrebbe influito molto su tutta la sua vita. Coloro che l’avevano scortato agli appartamenti messi a sua disposizione parlarono spesso del grido di piacere che gli proruppe dalle labbra alla vista degli abiti leggiadri e dei preziosi gioielli preparati per lui, e della gioia quasi feroce con cui gettò via da sé la sua rozza tunica di cuoio e il grossolano mantello di pelle di pecora. (…)
Tutte le cose rare e preziose esercitavano un grande fascino su di lui, e nella sua smania di procurarsene aveva mandato molti mercanti in lande remote, alcuni a trafficare ambra coi rozzi pescatori dei mari nordici, altri in Egitto, alla ricerca della mitica turchese verde che si trova solo nelle tombe dei re e si dice sia dotata di proprietà magiche, altri in Persia ad acquistare tappeti serici e vasellame dipinto, altri ancora in India per tornarne carichi di avorio istoriato, pietre di luna e bracciali di giada, legno di sandalo e smalti azzurri, veli e scialli di lana pregiata.
Ma la cura che lo aveva tenuto più d’ogni altra occupato era stata la preparazione del vestito di gala da indossare per l’incoronazione, il manto laminato d’oro, e la corona tempestata di rubini, e lo scettro con le sue perle intrecciate a file e a cerchi. Principalmente a questo stava egli pensando quella notte, mentre guardava il grosso ceppo di pino ardere sotto la cappa del camino. (…) Quando dall’orologio della torre risuonò la mezzanotte, egli toccò un campanello, e i suoi paggi entrarono e lo svestirono con molte cerimonie, spruzzandogli acqua di rosa sulle mani e cospargendo di fiori i guanciali. Poco dopo che ebbero lasciato la stanza, il fanciullo si addormentò.
E mentre dormiva fu visitato in sogno da visioni. E queste furono le sue visioni.
Si vide in una soffitta lunga e bassa, in mezzo al ronzio e allo strepito di molti telai. La luce del giorno trapelava scialba dalle inferriate delle finestre, mostrandogli le sagome magre dei tessitori chini sulle loro trame. Bimbi pallidi, dall’aria sofferente, stavano rannicchiati sulle enormi travi del soffitto. Quando le spole saettavano attraverso l’ordito, i tessitori sollevavano i pesanti battenti di legno, e quando le spole si arrestavano li lasciavano cadere e comprimevano i fili. I loro volti erano scavati dal digiuno e le loro mani scarne tremavano convulsamente. Alcune donne sparute sedevano dinanzi a un tavolo a cucire. Un atroce fetore riempiva il locale. L’aria era putrida e greve; le pareti gocciolavano trasudando umidità.
Il Giovane Re si accostò a uno dei tessitori, sostò accanto a lui .  Il tessitore gli rivolse uno sguardo bieco e disse: «Perché stai qui a fissarmi? Sei una spia mandata dal nostro padrone?».
«Chi è il tuo padrone?», chiese il Giovane Re.
«Il nostro padrone!», esclamò amaramente il tessitore «E’ un uomo come me. Fra noi c’è una sola differenza: che lui indossa vesti pregiate e io vado in giro coperto di stracci, che io sono debole per la fame e lui soffre invece per eccesso di nutrizione.»
«Questo è un paese libero», disse il Giovane Re, «e tu non sei schiavo di nessuno.»
«In guerra», rispose il tessitore, «i più forti fanno schiavi i più deboli, e in pace i ricchi fanno schiavi i poveri. Dobbiamo lavorare per vivere, e il nostro salario è così misero che moriamo. Noi fatichiamo tutto il giorno per loro, ed essi ammucchiano l’oro nei forzieri, i nostri figli avvizziscono prima del tempo, e i visi di coloro che amiamo diventano duri e cattivi. Noi pigiamo l’uva, e un altro beve il vino. Noi seminiamo il grano, e la nostra madia è vuota. Noi portiamo catene, anche se nessun occhio le vede; e siamo schiavi, anche se gli uomini ci chiamano liberi.»
«E’ così per tutti?», chiese il Giovane Re.
«E così per tutti», rispose il tessitore, «per i giovani come per i vecchi, per le donne come per gli uomini, per i bimbi come per coloro che sono oppressi dagli anni. I mercanti ci sfruttano, e noi siamo costretti dalla necessità a piegarci ai loro ordini. Il prete ci sorpassa a cavallo e sgrana il suo rosario, e nessuno si dà cura di noi. Per i nostri vicoli senza sole striscia la Povertà coi suoi occhi famelici, e la segue dappresso la Colpa dal volto terreo. Al mattino è la Miseria che ci sveglia e di notte ci fa compagnia la Vergogna. Ma a te cosa possono importare queste tristezze? Tu non sei uno di noi. Il tuo viso è troppo felice.» E si volse dall’altra parte accigliato, e gettò la spola nell’ordito, e il Giovane Re vide che i fili della trama erano d’oro.
E un grande terrore lo afferrò, e chiese al tessitore: «Che vestito è quello che stai tessendo?».
«E’ il vestito per l’incoronazione del Giovane Re», rispose il tessitore, «ma a te che importa?»
E il Giovane Re gettò un grido acuto e si destò, ed ecco, era nella sua stanza, e dalla finestra gli apparve la luna color miele, sospesa nell’aria del crepuscolo.
E si riaddormentò e di nuovo fu visitato da visioni, e queste furono le sue visioni.
Si vide disteso sul ponte di una enorme galea, che avanzava spinta dai remi di cento schiavi. Su un tappeto accanto a lui sedeva il capitano della galea. Era nero come l’ebano, e il suo turbante era di seta cremisi. Grandi anelli d’argento pendevano dagli spessi lobi delle orecchie, e nelle mani reggeva una bilancia d’avorio.
Gli schiavi erano nudi, avevano solo uno straccio intorno ai lombi, e ognuno era incatenato al suo vicino. Il sole picchiava rovente, e i negri correndo su e giù lungo il ponte li sferzavano con scudisci di cuoio. Le braccia scarnite si tendevano affondando i remi pesanti nell’acqua. Spruzzi salati volavano dalle pale. (…)
A mezzogiorno avevano gettato l’ancora e ammainato la vela. I negri entrarono nella stiva e ne estrassero una lunga scala di corda, appesantita da grossi pezzi di piombo. Il capitano la gettò su un fianco della nave, fissandone l’estremità a due uncini di ferro. Poi i negri agguantarono il più giovane degli schiavi e dopo averlo liberato dalle catene, gli riempirono di cera narici e orecchie, e gli attaccarono una grossa pietra alla cintola. Egli si lasciò scivolare faticosamente giù per la scala, e scomparve nel mare. Poche bollicine salirono a fior d’acqua là dove s’era immerso. Dal parapetto della galea altri schiavi sogguardavano incuriositi. A prua sedeva un incantatore di squali che percuoteva monotono un tamburo.
Dopo qualche tempo il tuffatore riemerse, e si aggrappò ansimante alla scala con una perla nella mano destra. I negri gliela strapparono e lo respinsero di nuovo in acqua. Gli schiavi si assopirono sui remi.
Più e più volte il tuffatore riapparve a fior d’acqua, e ogni volta recava nella mano una bellissima perla. Il capitano le pesava e le riponeva in un sacchetto di cuoio verde.
Il Giovane Re avrebbe voluto parlare, ma la sua lingua sembrava aderire al palato, e le labbra si rifiutavano di muoversi. I negri parlottavano fra loro, e cominciarono a litigare per una collana di perline colorate. Due cicogne continuavano a volare intorno al vascello.
Allora il tuffatore riemerse per l’ultima volta, e la perla che recava nella mano era più bella di tutte le perle di Ormuz, poiché aveva la forma della luna piena ed era più bianca della stella del mattino. Ma il volto dello schiavo s’era fatto stranamente pallido, e quando s’abbatté sulla tolda il sangue gli sgorgò da nari e orecchie. Per un poco fu squassato da brividi convulsi, poi rimase immobile. I negri alzarono le spalle, e gettarono il corpo in mare.
E il capitano della galea rise, e la sua mano avida afferrò la perla e dopo averla osservata se la premette contro la fronte e s’inchinò. «E destinata», disse, «allo scettro del Giovane Re», e fece cenno ai negri di sollevare l’ancora.
E quando il Giovane Re udì quelle parole gettò un grido acuto, e si svegliò, e dalla finestra vide le lunghe dita grigie dell’alba ghermire le stelle che Si dileguavano.
E si riaddormentò e di nuovo fu visitato da visioni, e queste furono le sue visioni.
Si vide errare in un bosco tenebroso, pieno di strani frutti e di bellissimi fiori velenosi. Al suo passaggio sibilavano vipere, e variopinti pappagalli volavano stridendo di ramo in ramo. Enormi tartarughe giacevano attonite sul fango bollente. Gli alberi erano popolati di scimmie e di pavoni.
Ed egli procedeva innanzi, finché giunse all’estremo lembo del bosco, e qui vide un’immensa moltitudine di uomini che si agitavano sul letto di un fiume prosciugato. Formicolando nei crepacci, essi scavavano pozzi profondi e vi scendevano dentro. Alcuni spaccavano la roccia con grandi scuri; altri frugavano nella sabbia. Sradicavano i cactus e ne calpestavano i fiori scarlatti. Correvano qua e là, lanciandosi richiami, e nessuno stava in ozio.
Dalle tenebre di una caverna Morte e Avarizia li scrutavano, e Morte disse: «Io sono stanca; dammi un terzo di quella gente e lasciami andare».
Ma Avarizia scosse il capo. «Sono i miei servi», rispose.
E Morte le chiese: «Che hai in mano?».
«Ho tre chicchi di grano», rispose quella. «Ma a te che importa?»
«Dammene uno», pregò Morte, «per piantarlo nel mio giardino; uno solo, e me ne andrò.»
«Non ti darò nulla», disse Avarizia, e si nascose la mano nel lembo della veste.
E Morte rise, e prese una coppa, e la immerse nell’acqua di una pozza, e dalla coppa si levò Malaria. Costei passò in mezzo alla grande moltitudine, e un terzo di questa giacque morta. Una nebbia fredda la seguiva, e bisce acquatiche le facevano corteo.
E quando Avarizia vide che un terzo della moltitudine era morta, si picchiò il petto e pianse. Si picchiò il petto nudo, e urlava: «Hai ucciso un terzo dei miei servi. Va’ via di qui! C’è la guerra sui monti della Tartaria, e i re di entrambe le parti ti invocano. Gli Afgani hanno ucciso il bue nero, e marciano in battaglia. Hanno picchiato con le lance sugli scudi e si sono messi gli elmetti di ferro. Che te ne fai della mia vallata, perché vi indugi? Vattene, e non tornare più».
«No», rispose Morte, «finché non mi avrai dato un chicco di grano non me ne andrò.»
Ma Avarizia chiuse la mano, e serrò i denti. «Non ti darò nulla», mormorò.
E Morte rise, e raccolse una pietra nera, e la scagliò nella foresta, e da un cespuglio di cicuta selvatica balzò fuori Febbre avvolta in una veste di fuoco. Passò attraverso la moltitudine, e toccò gli uomini, e ogni uomo da lei toccato cadeva morto. L’erba avvizziva sotto il suo passo.
E Avarizia rabbrividì, e si coprì il capo di cenere. «Sei crudele», gridò, «sei crudele! C’è la carestia nelle città dell’lndia recinte di mura, e le cisterne di Samarcanda sono asciutte. Il Nilo non è straripato dagli argini, e i sacerdoti hanno maledetto Iside e Osiride. Vattene da chi ha bisogno di te, e lasciami i miei servi.»
«No», rispose Morte, «finché non mi avrai dato un chicco di grano non me ne andrò.»
«Non ti darò nulla», disse Avarizia.
E Morte rise nuovamente, e fischiò fra le dita, e volando attraverso l’aria venne una donna. Sulla fronte aveva scritto Peste, e intorno le vorticava uno stormo di macilenti avvoltoi. Essa spiegò le ali a coprire la vallata, e nessuno rimase vivo.
E Avarizia fuggì urlando attraverso la foresta, e Morte balzò sul suo cavallo rosso e galoppò via, e il suo galoppo era più veloce del vento.
E dalla melma del fondovalle uscirono strisciando draghi e orribili mostri squamosi, e gli sciacalli giunsero al trotto sulla sabbia, fiutando l’aria con le narici.
E il Giovane Re proruppe in pianto, e chiese: «Chi erano quegli uomini, e cosa andavano cercando?».
«Cercavano rubini per la corona di un re», rispose uno che gli stava alle spalle.
E il Giovane Re trasalì, e, voltandosi, vide un uomo in abito da pellegrino, con uno specchio d’argento in mano.
E impallidì, e chiese: «Di quale re?».
E il pellegrino rispose: «Guarda in questo specchio, e lo vedrai».
Ed egli guardò nello specchio, e, vedendo il proprio volto, gettò un grido acuto e si svegliò, e la fulgida luce del giorno invadeva già la stanza, e dagli alberi del giardino incantato gorgheggiavano gli uccelli. E il Ciambellano e gli altri dignitari di Stato entrarono a rendergli omaggio, e i paggi gli recarono la veste di gala laminata d’oro e gli porsero la corona e lo scettro.
E il Giovane Re, posandovi lo sguardo, li vide più belli che mai, più splendidi di qualsiasi cosa avesse mai visto. Ma egli si ricordò dei suoi sogni, e disse ai nobili: «Portate via queste cose, perché io non le metterò». E i cortigiani rimasero stupefatti, e alcuni di loro risero, pensando ch’egli facesse per celia.
Ma egli parlò di nuovo seriamente, e disse: «Portate via queste cose, e nascondetele al mio sguardo. Anche se è il giorno della mia incoronazione, io non le metterò. Poiché sul telaio del Dolore, e dalle bianche mani della Sofferenza, questa mia veste è stata intessuta. C’è Sangue nel cuore del rubino e Morte nel cuore della perla». E narrò loro dei suoi tre sogni.
E quando i cortigiani ebbero ascoltato, si guardarono l’un l’altro e mormorarono: «Di certo è pazzo; perché cos’è mai un sogno se non un sogno, e cos’è una visione se non una visione? Non sono cose reali, per cui ci si debba preoccupare. E che abbiamo mai a che fare, noi, con la vita di quelli che lavorano per noi? Non si dovrà mangiar pane, allora, finché non si è veduto il seminatore, né bere vino finché non si è parlato col vignaiolo?».
E il Ciambellano si rivolse al Giovane Re: «Mio Signore, ti prego di stornare da te questi pensieri cupi, e di indossare questa splendida veste, e porre sul tuo capo la corona. Infatti, come potrà il popolo sapere che sei il re, se non indosserai le vesti regali?».
E il Giovane Re lo guardò. «E’ così dunque?», gli chiese. «Non mi riconosceranno come re, se non indosserò le vesti regali?»
«Non ti riconosceranno, mio signore», ribadì il Ciambellano.
«Io credevo che vi fossero uomini regali», rispose, «ma sarà come tu dici. Comunque, io non indosserò queste vesti, né mi porrò in capo questa corona, e come sono entrato al palazzo, così ne uscirò.»
E ordinò a tutti di lasciarlo, a eccezione di un paggio che tenne come compagno, un giovinetto di un anno minore di lui. Costui scelse come suo personale valletto, e quando si fu deterso le membra in acqua chiara, aprì una cassapanca dipinta e ne estrasse la tunica di cuoio e il rozzo mantello di pelle di pecora che portava quando custodiva le irsute capre del capraio. Queste vesti indossò, e nella mano strinse il suo rude bastone da pastore.
E il piccolo paggio spalancò i suoi grandi occhi azzurri, e disse sorridendogli: «O mio signore, vedo il tuo manto e il tuo scettro, ma dov’è la tua corona?».
E il Giovane Re spiccò un ramo di edera selvatica che si arrampicava sul balcone e, piegandolo, ne fece un serto e se lo pose in capo.
Questa sarà la mia corona», rispose. (…)
E quando giunse alle soglie maestose della cattedrale, i soldati gli puntarono contro le alabarde e dissero: «Che cosa vuoi tu qui? Da questa porta nessuno può entrare eccetto il Re».
E il suo volto si accese di collera, e disse loro: «Io sono il Re», e scostò le alabarde e passò.
E quando il vecchio Vescovo lo vide entrare vestito da capraio, si levò sbalordito dal suo trono, e gli andò incontro, e disse: «Figlio mio, è forse questo l’abbigliamento di un re? E con quale corona ti incoronerò, e quale scettro metterò nella tua mano? In verità questo dovrebbe essere per te un giorno di gioia, non di avvilimento».
«E dovrà dunque Gioia indossare il vestito che ha foggiato Dolore?», disse il Giovane Re. E gli narrò dei suoi tre sogni.
E quando il Vescovo l’ebbe ascoltato aggrottò la fronte, e disse: «Figliolo, io sono vecchio, e nell’inverno dei miei giorni, e so che nel vasto mondo c’è tanta malvagità. Feroci briganti scendono dalle montagne a rapire i bambini, e li vendono ai Mori. I leoni stanno in agguato, spiando le carovane, e si avventano sui cammelli. Il cinghiale sradica il grano nella valle, e le volpi rodono le viti sul colle. I pirati devastano le rive del mare, e bruciano le barche dei pescatori, e si portano via le reti. Nelle paludi salate vivono i lebbrosi; hanno case intrecciate di giunchi, e nessuno vi si può avvicinare. I mendicanti vagano per le città, e mangiano insieme ai cani. In che modo potrai impedire che queste cose accadano? Prenderai nel tuo letto il lebbroso e accoglierai alla tua mensa il mendicante? Il leone ubbidirà al tuo cenno, e il cinghiale ti asseconderà? Non è più saggio di te Colui che ha creato la miseria? Perciò io non ti lodo per quel che hai fatto, ma ti prego di tornare al tuo Palazzo e rallegrarti in volto, e mettere la veste che si addice a un Re, e con la corona d’oro io ti incoronerò, e lo scettro di perle porrò nella tua mano. Quanto ai tuoi sogni, non pensarci più. Il fardello di questo mondo è troppo pesante perché un uomo possa reggerlo, e il dolore del mondo troppo grande perché il cuore di un uomo possa sopportarlo».
«E tu dici ciò in questa casa?»; chiese il Giovane Re; e passò oltre il Vescovo, e salì i gradini dell’altare, e si fermò di fronte all’immagine di Cristo.
Si fermò di fronte all’immagine di Cristo, e alla sua destra e alla sua sinistra erano i meravigliosi vasi d’oro, il calice del vino dorato, e la fiala con l’olio santo. Egli s’inginocchiò dinnanzi all’immagine di Cristo, e le grandi candele ardevano luminose presso il reliquiario ingemmato, e il fumo dell’incenso si attorcigliava in arabeschi azzurrini sulla volta. Chinò il capo in preghiera, e i sacerdoti nelle loro cappe rigide sgusciarono via dall’altare.
E d’un tratto un tumulto selvaggio si scatenò dalla strada, e i nobili irruppero nella chiesa con le spade sguainate e le piume ondeggianti e gli scudi di lucido acciaio.
«Dov’è questo sognatore di sogni?», gridarono. «Dov’è questo Re che si è abbigliato di stracci, questo ragazzo che disonora il nostro Stato? Ora lo uccideremo, perché è indegno di governarci!»
E il Giovane Re chinò di nuovo il capo, e pregò, e quando ebbe finito la sua preghiera si levò, e voltandosi li guardò intristito.
Ed ecco che dalle vetrate dipinte la luce del sole si riversò a fiotti su di lui, e i raggi lo ravvolsero in una veste assai più splendida di quella che era stata foggiata per il suo piacere. Il bastone morto fiorì, e diede gigli più bianchi delle perle. Il rovo secco fiorì, e diede rose più rosse dei rubini. Più bianchi delle perle preziose erano i gigli, e i loro steli erano di fulgido argento. Più rosse dei rubini maschi erano le rose, e le loro foglie erano d’oro massiccio.
In veste regale egli restava sull’altare, e gli sportelli del reliquiario ingemmato si dischiusero, e dal cristallo dell’ostensorio sfavillante rifulse una meravigliosa, mistica luce. In veste regale egli restava sull’altare, e la Gloria di Dio riempiva il luogo, e i santi nelle loro nicchie scolpite parvero muoversi. Nello splendido abito di un re egli stava dinnanzi a loro, e l’organo proruppe in musica, e i trombettieri fecero squillare le loro trombe, e i fanciulli della cantoria sciolsero i loro canti.
E il popolo cadde in ginocchio adorante, e i nobili rinfoderarono le loro spade, e fecero atto di omaggio, e il volto del Vescovo impallidì, e le sue mani tremarono. «Uno più grande di me ti ha incoronato!», gridò, e s’inginocchiò dinnanzi a lui.
E il Giovane Re scese dall’altar maggiore, e si diresse verso la sua casa, passando in mezzo al popolo. Ma nessuno osò guardarlo in volto, perché il suo volto era quello di un angelo.

martedì 29 ottobre 2019

Il mondo superconscio (Consigli Letterari)

"Dei politici superconsci non appoggerebbero mai l'ingiustizia, l'iniquità e il controllo.
Dei giornalisti superconsci non mentirebbero mai, non ingannerebbero, non cercherebbero di ferire né rimarrebbero in silenzio di fronte a verità da far conoscere.
Degli scienziati superconosci non cederebbero mai all'illusione della solidità, non manipolirebbero i dati sul cambiamento climatico per scopi politici ed economici, né produrrebbero veleni e pozioni per servire Big Biotech e Big Pharma, da cui sono pagati.
Dei medici superconsci non avvelenerebbero né mutilerebbero né ucciderebbero mai propri pazienti e non li vedrebbero come delle macchine per far soldi. Avrebbero la consapevolezza di ciò che è veramente il corpo, e curerebbero la causa dei problemi a livello energetico, non i sintomi con bisturi e sostanze tossiche.
Degli avvocati superconsci cercherebbero l'equità e la giustizia, e non vedrebbero i propri obiettivi come punti a favore sul curriculum e come incassi di sostanziosi assegni. Dei giudici superconsci non falsificherebbero mai un verdetto, né farebbero ciò che chiede il governo. In un mondo superconscio non ci sarebbero Tribunali e nemmeno leggi, perché non sarebbero necessari.
Gli amministratori delegati non anteporrebbero il profitto alle persone e all’ambiente. Una Monsanto  superconscia non sarebbe la Monsanto.
Degli agenti e delle Agenzie governative superconsci servirebbero gli interessi della gente non quelli aziendali e personali.
Degli assistenti sociali superconsci non strapperebbero i bambini dalle loro amorevoli famiglie. Un mondo superconscio non avrebbe bisogno di assistenti sociali.
Non esistono soldati, terroristi o produttori di armi superconsci né possono esserci religioni o religiosi superconsci. In un mondo superconscio non ci sarebbe alcuna religione perché non ci sarebbe niente da venerare. La religione è un fantasma che richiede la divisione e l'ignoranza perché esistano altri fantasmi. Il superconscio non produce divisione o ignoranza, né cerca la salvezza al di fuori di sé.
Il mondo fantasma è una prigione il mondo superconscio è un paradiso." 


Paragrafo tratto dal libro: "Schiavi di un Sé fantasma" di David Icke - Macro Edizioni
Icke torna a scuotere le fondamenta della realtà e della società
Cosa sta accadendo nel mondo? Cos’è veramente la “vita”? Sempre più persone provano un senso di disagio per la direzione che sta prendendo la società, ma non sanno il perché. Sta succedendo qualcosa, ma cosa?
David Icke, giornalista, autore e punto di riferimento della controinformazione impegnato da oltre 25 anni a svelare i segreti della realtà e delle forze che ci manipolano, risponde a queste domande rivelandoci verità nascoste e scomode.
In questo nuovo libro ci spiega come sta avvenendo il controllo dell’umanità, mentre le persone sono troppo impegnate nella loro vita quotidiana per rendersene conto. I tiranni che comandano ci nascondono la verità, controllano i media, le scoperte scientifiche, le religioni e anche l’educazione con lo scopo di modellare le giovani menti per sostenere il sistema.
Viviamo nel regno del Sé fantasma, ed è per questo che la società arriva ad essere così pazza, stupida e brutale. 
Solo aprendo le porte al Sé infinito questa follia finirà.
“Dopo la lettura di questo libro l’opinione che hai della tua vita e del mondo, non sarà più la stessa!”

venerdì 18 ottobre 2019

Fotoritocco/restauro di immagini o foto

foto tratta da videografica1
Il restauro di una foto può salvare un prezioso ricordo della vostra storia; inoltre, digitalizzare i vostri ricordi più cari vi darà modo non solo di preservarli ma anche di condividerli con parenti e amici.

Così, se siete in possesso di foto o immagini, in formato digitale, alle quali tenete particolarmente ma sono rovinate da segni del tempo o deturpate da macchie o scritte accidentali, esse possono essere recuperate e corrette attraverso programmi specifici.

Per l'invio delle foto, è preferibile eseguire delle scansioni ad una buona risoluzione ed inviarle sotto forma di files 
I files o immagini che si intende recuperare o correggere possono  essere spediti in allegato alla seguente e-mail: labibliotecariadimodica@gmail.com

Sotto viene riportato un esempio di lavoro sulla foto di una immagine ricavata da una rivista. 

Il costo dipende dalla quantità di lavoro necessario al restauro (l'esempio sotto riportato ha richiesto circa 50 minuti di lavoro).

Link al sito QUI

martedì 15 ottobre 2019

Vi sono incontri nei quali si direbbe che il destino faccia segno

In questo brano l'autore parla degli "incontri d'amore"; esso è stato tratto da un opera ormai quasi introvabile. Si tratta di una trilogia: "Saper Amare", "Saper Soffrire" e "Saper Credere" opera scritta tra il 1940 e il 1946 da Nino Salvaneschi un'autore che, a seguito della sua avvenuta cecità, amava definirsi: "... il cantastorie cieco all'angolo della via, incontrato per caso ... che ha cercato di trasfondere la fraterna tenerezza del suo vecchio cuore di viandante dalle molte strade"
da "camminanelsole.com"
Incontri nei quali si direbbe che il destino faccia segno e la felicità chiami per nome. Affinità che si cercano e non si trovano. E la speranza veglia. 
Incontri che attendono un giuramento. E la nebbia li ricopre e la lontananza li dissolve. Qualche volta le anime hanno appena avuto il tempo di abbozzare un sogno, di accennare un motivo. Ma presto o l'una o l'altra avverte che l'armonia rimarrà incompiuta. 
Altre volte invece l'incontro può superare il primo tempo dell'amore ma poi svaporare al sole della realtà. Eppure dopo anni e anni, si può custodire un sogno nell'anima e una nota nel cuore. 
Incontri che sono boccioli senza primavera. Forse il destino faceva segno. Forse la felicità chiamava per nome e invece dopo l'ultimo addio ognuno è andato per la propria via. 
E vi sono incontri che non si accordano nel tempo. Talvolta ci si trova troppo presto. Talaltra troppo tardi. Si direbbe che il destino si diverta a scombinare, date e circostanze, tempi ed età, e poi rida dell'imbarazzo. 
E la felicità rimane un sogno che l'anima accarezza. Ma un giorno la nostalgia culla tutti questi incontri per una speranza nuova. 
pag.80

lunedì 14 ottobre 2019

TRASCRIZIONI DA CARTACEO IN DIGITALE


Se avete un manoscritto o un libro antico malmesso e volete proteggerli da ulteriore usura del tempo, essi possono essere trascritti in digitale e in diversi formati.

SERVIZIO DI TRASCRIZIONE: IN COSA CONSISTE?
Per trascrizione dal cartaceo si intende la copiatura di testi da supporto cartaceo a supporto digitale.
Offriamo servizio di trascrizione di appunti, documenti, libri, tesi di laurea etc. Può essere trascritto anche il diario dell'antenato e il ricettario della nonna.
La trascrizione da cartaceo a file di testo digitale (doc, odt, pdf) sarà fedele all'originale, senza abbreviazioni o approssimazioni.

MODALITA' DI INVIO DEL TESTO DA TRASCRIVERE
Il testo potrà essere scansionato in formato immagine (jpeg, bmp etc) e inviato a mezzo e-mail come allegato (nel caso di file di grosse dimensioni superiore a 6 Mb è possibile utilizzare il servizio di giga allegati che offrono tutti i provider di posta elettronica).

Inviare i files alla mail: labibliotecariadimodica@gmail.com

In alternativa il materiale cartaceo può essere inviato tramite corriere a spese del mittente o se si trova a Modica o dintorni può anche essere ritirato a casa.

Link al sito QUI

sabato 12 ottobre 2019

Schiavi di un sé fantasma

La verità è una verità anche se nessuno ci crede.  
La menzogna è una menzogna anche se tutti ci credono.
David Icke 


Autore: David Icke
Editore: Macro Edizioni
Anno Pubblicazione: 2016
Pagine: 503

Descrizione:
David Icke, giornalista, autore e punto di riferimento della controinformazione impegnato da oltre 25 anni a svelare i segreti della realtà e delle forze che ci manipolano, risponde a queste domande rivelandoci verità nascoste e scomode. In questo nuovo libro ci spiega come sta avvenendo il controllo dell’umanità, mentre le persone sono troppo impegnate nella loro vita quotidiana per rendersene conto. I tiranni che comandano ci nascondono la verità, controllano i media, le scoperte scientifiche, le religioni e anche l’educazione con lo scopo di modellare le giovani menti per sostenere il sistema. Con l’aiuto delle rivelazioni contenute in questo libro, tutti noi possiamo finalmente accorgerci che siamo dei fantocci manipolati e che stiamo vivendo in un “mondo prigione”. David Icke ci spiega come la realtà che noi crediamo così “reale” non sia altro che una simulazione virtuale controllata da una forza occulta, che ha manipolato l’umanità per renderla schiava di false percezioni del mondo e della realtà. L’essere umano ha però la possibilità di superare questo stato di cose, facendo un lavoro mirato su se stesso. La chiave è ciò che David chiama “Sé fantasma”, quel “tu” che credi di essere, ma che non sei. È il “tu” che ti guarda dallo specchio, quello a cui dai un nome, una storia e una serie di definizioni. Ma non sei tu. È un falso “tu”, che rende schiavo il tuo senso della realtà limitandolo e rinchiudendolo in un luogo ristretto. Viviamo nel regno del Sé fantasma, ed è per questo che la società arriva ad essere così pazza, stupida e brutale. Solo aprendo le porte al Sé infinito questa follia finirà.

martedì 8 ottobre 2019

Quali sono i 100 libri da leggere almeno una volta nella vita?

Ecco un elenco di 99 libri da leggere almeno una volta nella vita. Non ho inserito il centesimo libro perché quello lo aggiungerete voi. Ovviamente deve essere un titolo che non è inserito nell'elenco.  
Quello che verrà indicato per un maggior numero di volte verrà inserito come libro n. 100. 
Potete inserire il vostro libro preferito, non presente in questo elenco, indicandolo come commento in questo Blog, oppure sempre come commento sulla pagina Facebook della Bibliotecaria di Modica dove questo post è condiviso. 
Se volete potete contare quelli da voi già letti e indicarne il numero nei commenti vicino al libro suggerito come centesimo libro.

Immagine tratta dal sito: "Penna Blu"
La lista non segue un ordine preciso è solo casuale:

  1. Orgoglio e Pregiudizio – Jane Austen
  2. Il Signore degli Anelli – J.R.R. Tolkien
  3. Il Profeta – Kahlil Gibran
  4. Harry Potter (La Saga)– JK Rowling
  5. Se questo è un uomo – PrimoLevi
  6. La Bibbia
  7. Cime Tempestose – Emily Bronte
  8. 1984 – George Orwell
  9. I Promessi Sposi – Alessandro Manzoni 

10. La Divina Commedia (Inverno, Purgatorio e Paradiso) –Dante Alighieri
11. Piccole Donne – Louisa May Alcott
12. Lessico Familiare – Natalia Ginzburg
13. Comma 22 – Joseph Heller
14. L’opera completa di Shakespeare
15. Il Giardino dei Finzi Contini – Giorgio Bassani
16. Lo Hobbit – JRR Tolkien
17. Il Nome della Rosa – Umberto Eco
18. Il Gattopardo – Tommasi di Lampedusa
19. Il Processo – Franz Kafka
20. Le Affinità Elettive – Goethe
21. Via col Vento – Margaret Mitchell
22. Il Grande Gatsby – F. Scott Fitzgerald
23. Bleak House – Charles Dickens
24. Guerra e Pace – Leo Tolstoy
25. 
Jane Eyre - Charlotte Brontë
26. Il Gabbiano Jonathan Livingstone - Richard Bach
27. Delitto e Castigo – Fyodor Dostoyevsky
28. Odissea – Omero
29. Alice nel Paese delle Meraviglie – Lewis Carroll
30. L’insostenibile leggerezza dell’essere – Milan Kundera
31. Anna Karenina – Leo Tolstoj
32. David Copperfield – Charles Dickens
33. Le Cronache di Narnia – CS Lewis
34. Emma – Jane Austen
35. Cuore – Edmondo de Amicis
36. La Coscienza di Zeno – Italo Svevo
37. Il Cacciatore di Aquiloni – Khaled Hosseini
38. Il Mandolino del Capitano Corelli – Louis De Berniere
39. Memorie di una Geisha – Arthur Golden
40. 
I fratelli Karamazov - di Fëdor Dostoevskij
41. La Fattoria degli Animali – George Orwell
42. Il Codice da Vinci – Dan Brown
43. Cento Anni di Solitudine – Gabriel Garcia Marquez
44. Il Barone Rampante – Italo Calvino
45. Gli Indifferenti – Alberto Moravia
46. Memorie di Adriano – Marguerite Yourcenar
47. I Malavoglia – Giovanni Verga
48. Il Fu Mattia Pascal – Luigi Pirandello
49. Il Signore delle Mosche – William Golding
50. Cristo si è fermato ad Eboli – Carlo Levi
51. Vita di Pi – Yann Martel
52. Il Vecchio e il Mare – Ernest Hemingway
53. Don Chisciotte della Mancia – Cervantes
54. I Dolori del Giovane Werther – J. W. Goethe
55. Le Avventure di Pinocchio – Collodi
56. L’ombra del vento – Carlos Ruiz Zafon
57. Siddharta – Hermann Hesse
58. Il mondo nuovo – Aldous Huxley
59. Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte – Mark Haddon
60. L’Amore ai Tempi del Colera – Gabriel Garcia Marquez
61. Uomini e topi – John Steinbeck
62. Lolita – Vladimir Nabokov
63. Il Commissario Maigret – George Simenon
64. Amabili resti – Alice Sebold
65. Il Conte di Montecristo – Alexandre Dumas
66. Sulla Strada – Jack Kerouac
67. La luna e i Falò – Cesare Pavese
68. Il Diario di Bridget Jones – Helen Fielding
69. I figli della mezzanotte – Salman Rushdie
70. Moby Dick – Herman Melville
71. Oliver Twist – Charles Dickens
72. Dracula – Bram Stoker
73. Tre Uomini in Barca – Jerome K. Jerome
74. Uno, nessuno e centomila - Luigi Pirandello:
75. Ulisse – James Joyce
76. I Buddenbroock – Thomas Mann
77. Il buio oltre la siepe – Harper Lee
78. Germinale – Emile Zola
79. La fiera delle vanità – William Makepeace Thackeray
80. Possession – AS Byatt
81. Canto di Natale – Charles Dickens
82. Il Ritratto di Dorian Gray – Oscar Wilde
83. Il Colore Viola – Alice Walker
84. Quel che resta del giorno – Kazuo Ishiguro
85. Madame Bovary – Gustave Flaubert
86. A Fine Balance – Rohinton Mistry
87. Charlotte’s Web – EB White
88. Il Rosso e il Nero – Stendhal
89. Le Avventure di Sherlock Holmes – Sir Arthur Conan Doyle
90. The Faraway Tree Collection – Enid Blyton
91. Cuore di tenebra – Joseph Conrad
92. Il Piccolo Principe– Antoine De Saint-Exupery
93. 
I Miserabili – Victor Hugo
94. Niente di nuovo sul fronte occidentale – Remarque
95. Un Uomo – Oriana Fallaci
96. Il Giovane Holden – Salinger
97. I Tre Moschettieri – Alexandre Dumas
98. Amleto – William Shakespeare
99. La fabbrica di cioccolato – Roald Dahl
100.  Uccelli di Rovo - Colleen McCullough*


* Questo è il 100° libro aggiunto, in quanto, fra tutti gli altri è stato suggerito due volte.

domenica 15 settembre 2019

La felicità arriva quando scegli di cambiare vita

Descrizione

C’è sempre tempo per un nuovo inizio.
Per il manager Maximilien Vogue la giornata è iniziata con il piede sbagliato. Sta di nuovo litigando con la bella Julie che ora, stanca delle continue discussioni, gli porge un volantino con la presentazione di un corso quanto mai insolito. Un corso tenuto da una donna altrettanto stravagante. Si chiama Romane e di professione combatte l’arroganza sempre più diffusa. È convinta che il mondo sarebbe un posto migliore se tutti praticassimo la gentilezza. Lei sa come insegnarla e offre un biglietto di sola andata per la felicità a chi sceglie di mettersi in gioco. Da buon scettico, Maximilien non crede a una sola parola. Ma poi, un po' per gioco un po' per curiosità, decide di iscriversi al corso.

Dapprima i consigli di Romane gli sembrano semplici e banali. Eppure, a poco a poco, si accorge che dentro di lui qualcosa sta cambiando. Scopre che basta un piccolo gesto, ogni giorno, per ritrovare il piacere della condivisione e la bellezza della quotidianità: al mattino dedicare almeno un’ora a prendersi cura di un fiore o di un animale domestico; annotare quanti «grazie» riusciamo a dire prima di andare a letto; imparare a riconoscere e accettare gli errori commessi durante la giornata. E si rende conto che non c’è niente di meglio che trascorrere del tempo con gli amici e riprendere la buona vecchia abitudine di stringere la mano per ritrovare rapporti autentici e duraturi. Perché è solo mostrando il nostro lato più sensibile e attento alle esigenze degli altri che possiamo cambiare la nostra vita e raggiungere la felicità.

Quella vera che, una volta trovata, non si può più dimenticare.

Qualche recensione:

«Il nuovo libro di Raphaëlle Giordano è un trionfo» – Le Parisien

«Un libro che fa amare la vita» – Madame Figaro

«Un'autrice che con i suoi romanzi ha cambiato l'esistenza di migliaia di persone» – Io Donna

Silvia su IBS

Libro bellissimo, sia per quanto riguarda i consigli sul come comportarsi, sia per la storia tra i due protagonisti, ma anche per il rapporto fratello e sorella, per quello tra padre e figlia, per la scelta e la volontà di cambiare, per le nuove amicizie che si creano nonostante giudizi negativi iniziali. È un libro che ti permette di comprendere molti concetti, gesti, a cui, nella realtà quotidiana, non si attribuisce la giusta importanza. Ti descrive un nuovo modo di vedere il mondo, di vivere e soprattutto di comportarsi. È un libro che consiglierei a tutti, è davvero ricco di significato, ma anche divertente e ha anche molti tratti romantici.

Francesca su AMAZON

Questo libro lo consiglio per tutti coloro che hanno difficoltà ad affrontare la vita, i vari problemi che insorgono in famiglia, casa lavoro.Aiuta seguendo semplici esercizi ad affrontare le difficoltà una alla volta trasformando il modo e la percezione in cui noi le vediamo e ricavandone sempre un qualcosa di positivo.

Kira su AMAZON

Ho comprato il libro incuriosita dal titolo anche se non è il mio genere letterario. Inizialmente lento e un po' noioso poi piano prende vita ,storia semplice un po' scontata ma da qualche piccolo spunto per combattere l'iper arroganza l'ho trovata anche sotto forma di piccoli esempi situazioni da replicare nella vita quotidiana. Lettura nel complesso piacevole e leggera.


Per comprarlo cliccare sotto:

martedì 3 settembre 2019

Ecco cosa leggono i dirigenti di alcune importanti multinazionali

Fonte:

Cosa bisogna leggere assolutamente per diventare dei Ceo di successo? Meglio i saggi o la fiction? E ancora: un classico è ancora preferibile a un testo più attuale? Uno studio di McKinsey ha “fotografato” quello che si trova sulla scrivania dei dirigenti di grandi aziende e di multinazionali. I risultati sono sorprendenti. Vediamo allora cosa si trova sul comodino di 8 celebri manager.


La fine della fine della terra, Jonathan Franzen


Il presidente esecutivo della Lego Jorgen Vig Knudstorp ha scelto di leggere questo libro sui segnali della fine del mondo. Dal cambiamento climatico ai social network, da Trump al birdwatching, dalla New York dei primi anni Ottanta agli eventi traumatici dell’11 settembre 2001, dall’Africa orientale all’Antartide: Franzen si confronta con la complessità del presente a colpi di riflessioni acute e spietata ironia, disposto a mettere in discussione tutto – compreso se stesso – per interpretare la realtà. E magari provare a cambiarla.

Il sussurro del mondo, Richard Powers

La responsabile innovazione della General Electric Beth Comstock gradisce i romanzi, come questo di Richard Powers, che racconta di una bambina, Patty la pianta, che incomincia a parlare all’età di tre anni. Le sue prime parole sono simili a farfugli e l’unico che sembra capire il mondo di Patricia, sin da piccola innamorata di qualsiasi cosa avesse dei ramoscelli, è suo padre – “la sua aria e la sua acqua” – che la porta con sé nei viaggi attraverso i boschi e le foreste d’America, a scoprire la misteriosa e stupefacente varietà degli alberi.




The sixth man, Andre Iguodala



Il CEO di Walmart, la multinazionale statunitense proprietaria anche della omonima catena di supermercati, Doug McMillon decide di leggere l’autobiografia di Andre Iguodala, il cestista dei Memphis Grizzlies. L’atleta in questa sua autobiografia fa un excursus sulle sue origini, sulle pressioni che un atleta oggi è costretto a sostenere, alla fine della sua carriera.




Serotonina, Michel Houellebecq



Il fondatore del gruppo immobiliare White Peak Jasper Los Olsson invece ha tra le sue letture Serotonina del controverso scrittore francese Houellebecq. Il romanzo ha come personaggio un uomo di quarantasei anni che per affrontare la vita, la depressione e lo stress assume farmaci, che lo aiutano nella vita di tutti i giorni.




Le nuove vie della Seta, Peter Frankopan
Il CEO della McKinsey Kevin Sneader legge Le nuove vie della Seta di Peter Frankopan.
In contrasto con la narrazione dominante che celebra il trionfo politico, culturale e morale dell’Occidente quale artefice e custode della «vera» civiltà, con il suo monumentale affresco Peter Frankopan ci invita a guardare alla storia con occhi diversi e a riconsiderare il ruolo cruciale svolto in passato da popoli e luoghi finora pressoché ignorati o relegati sullo sfondo, e in procinto di tornare prepotentemente alla ribalta. Se infatti nei secoli dell’età moderna le nuove vie d’acqua che hanno messo in contatto il Vecchio e il Nuovo Mondo hanno mutato gli schemi di interazione globale, spostando sull’Europa occidentale il baricentro politico ed economico mondiale, oggi risulta sempre più evidente che le Vie della Seta stanno per rinascere a nuova vita.



Occidente e oriente, chi perde e chi vince, Kishore Mahbubani

Una lettura molto impegnata è quella a cui si dedica il capo della Novartis, la grande multinazionale farmaceutica, Jorg Reinhaird: infatti per non perdere di vista come va il mercato mondiale si dedica alla lettura di questo saggio che descrive i rapporti economici tra oriente e occidente.









Lexicon, Max Barry

Quando legge vuole evadere il presidente e CEO di Paypal Dan Schulman. Infatti legge Lexicon di Max Barry, un thriller ambientato in una società segreta di poeti. Il libro non è ancora stato tradotto in italiano, ma se volete potete acquistarlo in lingua inglese.







La colazione dei campioni, Kurt Vonnegut
Salman Amin Khan, fondatore della piattaforma di elearning Khan Academy, sceglie un testo satirico del 1973, La colazione dei campioni (ed. Feltrinelli), ambientato in una cittadina immaginaria dove il protagonista, un ricco venditore di auto usate, comincia a credere di vivere in un mondo abitato da soli robot.